Gridi nel sonno: questo è il prezzo, forse eccessivo.
La tua coscienza è tranquilla, è stata messa alla prova.
Ti svegli di soprassalto, solo il battito del tuo cuore, solo un uomo sotto il cielo, solo due orecchie, solo due occhi.
Hai navigato per mare lontano da pensieri e ricordi.
La giovinezza è finita, le tue fantasie si mescolano all'aspra realtà; e quando la vela è alzata sentirai gli occhi riempirsi di lacrime.
E tutte le paure mai espresse t'imporranno di compiere la scelta finale.
Chi sei tu e chi sono io per dire che conosciamo la ragione per la quale qualcuno nasce, qualcuno muore.
Sotto un cielo infinito ci sarà guerra, ci sarà pace.
Ma tutto finirà un giorno. Tutto il ferro cambierà in ruggine. Tutti gli uomini coraggiosi finiranno in polvere.
E cosi, il tempo aggiusterà tutte le cose.
Cosi questa canzone finirà.
Miei cari golfisti, questi giorni sono velati da una tristezza infinita, ogni ragione sembra smarrita, persa in un dolore sordo, profondo, continuo. Da ogni dove arrivano ancora una volta, come se non fosse mai abbastanza, notizie di amici e conoscenti che se ne vanno, che ci lasciano e mentre tutto questo accade, guardo e ascolto quelle “stupide galline che si azzuffano per niente” e una rabbia mi attraversa e mi scuote: “Stop, i wanna go home / fermati, voglio andare a casa”, vorrei gridare forte.
Come mi manca lo stare in campo, lasciare scorrere lo sguardo lungo il fairway, pensare al prossimo colpo, guardare la bandiera, colpire la pallina e vederla tracciare un segno nel blu del cielo, sentirla toccare il green e avvicinarsi alla bandiera ed infine sentire il rumore che fa quando cade all’interno della buca.
Perdonate questo mio scritto, la prossima volta sarà ancora Rutebeuf ma oggi mi sento tanto Acli, il dio della tristezza greco.