Lui la invitò a cena, lei era un po’ titubante, lui insistette, lei acconsentì.

E arrivò il giorno.

Tutto era pronto: la tavola era imbandita, il centro tavola stupendo, il menù affascinante. Lui immaginava già la serata: lei sarebbe apparsa sulla soglia, splendente nel suo vestito semplice ma tale da porre in risalto le sue curve sinuose. Gli sguardi si sarebbero incrociati e sarebbero stati più eloquenti ed incisivi delle parole. Un ciao, come stai, bene grazie e tutto sarebbe iniziato.

E poi, squillò il telefono: “Ciao sono io, stai arrivando?”.  “No, volevo dirti che purtroppo non potrò venire”. “Come mai, ho forse sbagliato qualcosa?”.  “No, è che ho un attacco di colite…”.

Ecco questa è la storia di sabato scorso 6 marzo.

Tutto era pronto per la ripresa della chena-cup ma l’arancio rafforzato (che non è uno spritz con il Campari!), ha mandato tutto a monte!

Io stesso, l’irriverente Rutebeuf, il ribelle che mal si piega alla voce del Re, son dovuto rimanere chiuso nel mio eremo e a farmi compagnia c’era solo il mio gatto Orione che credo mal sopporti il fatto che io sia costretto a casa, casa che ha sempre considerato suo regno privato.

Anche la chena-cup ha dovuto inchinarsi. D’altra parte l’anagramma di coronavirus è sono ricurva. Come potrebbe non piegarsi anche la nostra competizione?

Avrei voluto parlare di tenzone e son qui a parlare di delusione!

Ora mi giunge voce che si ritenta ma, e non vorrei diventar Cassandra, tutto sembra tingersi di rosso, non è il rosso speranza che sembra apparire ma il rosso dell’impianto semaforico che impone il suo stop perentorio!

Miei cari contendenti, ardentemente anelo vedervi in campo foss’anche solo per il fatto che Orione mi lancia sguardi infuocati: credo che la sua pazienza sia giunta al limite e quel vecchio brontolone qual io sono non lo sopporti più!