Lainate.
Ore 15h32’.
Green della buca 18.
Colin Steve Montgomery, Rory Talla McIlroy e Shene Maximilian Lowry hanno appena affondato la loro pallina nel tondino rinfrescato da un passeggero temporale.
Manca solo l’ultimo colpo di Tiger Cozzi Woods.
Intorno al green gli altri avversari (ma più semplicemente li definirei amici e compagni di gioco) Mary-Jackie Nicklaus, Ninì Karen Tirabusciò, Serghio Sin-Garcia Grossi e Phill Money Mickelson, sono pronti ad innaffiare la vittoria del ragazzone del Bronks con un prosecco superiore di Valdobbiadene.
L’ultimo colpo è senza storia. Tiger ha già la vittoria in tasca da tempo dopo una ininterrotta serie di incontri dove ha mostrato continuità di gioco e concentrazione davvero esemplari.
Una breve serie di hip-hip urrah, intonati dall’indomito Colin, proprio l’ultimo a cedere dopo una serie di par e di birdie nell’impossibile speranza di scavalcare il campione d’oltre oceano, è lo spontaneo saluto con cui i coraggiosi rivali rendono merito al trionfatore.
Busto Arsizio.
Ore 22h15’.
QB Bistrot.
Un impacciato Tiger sta faticosamente cercando di separare il nastro di carta che protegge la targhetta metallica da applicare al trofeo, che tramanderà nel tempo la sua leggendaria impresa. Seduta al suo fianco, una raggiante principessa se lo mangia con gli occhi, fiera e composta.
Ad operazione ultimata, arriva a giusto coronamento di una piacevole serata il momento in cui tutti i commensali prendono atto che anche gli occhi di un omone grande e grosso possono improvvisamente diventare lucidi.
La commozione è breve, ma sufficiente per testimoniare il clima di profonda stima ed amicizia che scorre forte nelle vene di tutti i nostri fuoriclasse.
Il passo successivo, al momento del commiato, è già rivolto al calendario della quarta edizione.
Si affilino per tanto le armi e si preparino le mazze nell’attesa di ricominciare a giocare con lo stesso entusiasmo con cui, ancora bambini, bloccavamo una carta con la molletta al raggio della ruota della nostra bicicletta per sentirci come Giacomo Agostini sulla sua rombante MV Agusta.